Continua l’estate delle cattive notizie per Banca Carige, dopo il richiamo della Bce e la brutta “pagella” di Moody’s. Sono state infatti confermate, dalla Cassazione, a titolo di sanzione pecuniaria amministrativa per omessa segnalazione di operazioni finanziarie, due “multe”, emesse dal Ministero dell’Economia nel 2001, nei confronti della Banca Carige per un totale di circa tre milioni e 600 mila euro per violazione delle norme contro il riciclaggio.

Nel mirino della Guardia di Finanza era finita la filiale di Mondovì (Cuneo) e la banca si era opposta davanti al tribunale locale che nel 2003 aveva annullato l’ingiunzione di pagamento giudicando tardiva la contestazione a fronte dell’attività svolta dalle fiamme gialle.

Su ricorso del Ministero, la Suprema Corte, nel 2009, aveva riaperto il caso incaricando il Tribunale di Alba di esaminarlo nuovamente dandogli indicazioni precise sul calcolo della decorrenza dei termini.

Nel 2010, tuttavia, i magistrati di Alba confermarono l’annullamento della maximulta con una decisione in seguito cassata dalla Corte di Appello di Torino che, nel 2013, aveva stabilito la validità delle sanzioni. Ora, senza successo, Banca Carige ha fatto ricorso in Cassazione sostenendo che il Ministero «non avrebbe fornito prova su quali operazioni di riciclaggio sarebbero state effettuate», né «avrebbe fornito le ragioni sulla base delle quali è stato affermato il reato di riciclaggio».

Ad avviso dei supremi giudici, invece, «la questione sollevata della inesistenza di operazioni di riciclaggio (quale eventuale causa di inesistenza dell’obbligo di segnalazione nella fattispecie eluso e sanzionato) ha solo valenza meritale ed è di per sé insostenibile alla stregua di quanto accertato, con proprio congruo e logico apprezzamento in fatto, dalla Corte di merito». Secondo la Cassazione, la Corte di Appello di Torino ha «debitamente evidenziato il carattere sospetto del “vorticoso” giro di operazioni, proprio in relazione al quale la normativa sulla dovuta segnalazione è posta a prescindere dalla concorrente esistenza o meno di operazioni di riciclaggio».

Per questa ragione, gli “ermellini” della Seconda sezione civile con la sentenza 20637 hanno oggi respinto il ricorso dei legali di Banca Carige e hanno condannato l’istituto di credito genovese anche a pagare 10.200 euro per le spese legali sostenute dal Ministero dell’Economia.

Si è dimesso il sesto consigliere 
Intanto, le dimissioni dal consiglio di Amministrazione di Banca Carige salgono a sei: ha lasciato anche il consigliere Lucia Venuti, nominata in “quota Malacalza”. Le dimissioni della Venuti seguono quelle del presidente, Giuseppe Tesauro, del vicepresidente, Vittorio Malacalza, di Stefano Lunardi, Francesca Balzani e Ilaria Queirolo.

Individuato il nuovo presidente del Cda, che resterà in carica sino all’assemblea del 20 settembre: è Giulio Gallazzi.

La banca alla Bce: i target saranno raggiuntiInoltre, Banca Carige ha fatto sapere di avere risposto alle richieste di chiarimento della Banca centrale Europea, spiegando che per la governance è già stata convocata l’assemblea per il rinnovo e che sui ritardi nell’emissione del bond subordinato e nella cessione degli asset non strategici avrebbero pesato le condizioni del mercato e la ricerca di acquirenti adeguati, ma che comunque la banca potrà raggiungere entro il 2018 i target patrimoniali richiesti.

Per quanto riguarda l’eventuale aggregazione “suggerita” dalla Bce, toccherà al nuovo Cda occuparsene, così come del nuovo Piano di Conservazione del Capitale, da presentare entro il 30 novembre.

Fonte: Il Secolo XIX