Anatocismo, banca condannata.
Dopo 11 anni la Corte d’Appello de L’Aquila ha confermato la restituzione di ben 205.000 euro più interessi legali (altri 44 mila euro) dovuti da una grande Banca nazionale ad un farmacista teramano.
Nel frattempo i soldi sono rimasti bloccati nella cassaforte della Banca.
Eppure il risultato non era scontato: il processo è stato lungo e complesso.
Il farmacista è stato assistito da Sos Utenti, di cui è presidente onorario Gennaro Baccile, con il supporto legale dell’avvocato Emanuele Argento del foro di Pescara.
Cinque giorni fa la Corte di Appello di L’Aquila – presidente Giuseppe Iannaccone – ha emesso la sentenza numero 83, confermando la precedente sentenza vittoriosa ottenuto nel 2011 dinanzi il Tribunale Civile di Teramo per l’importate cifra di oltre 205.000 euro che, con l’aggiunta degli interessi legali, sfiora i 250.000,00 € in favore dell’ex correntista.
All’esito del primo grado di giudizio iniziato nel 2007 la Banca si è rifiutata di pagare l’ingente somma ad un farmacista teramano costringendolo a difendersi in Appello per altri 7 Anni.
Tutte le motivazioni poste alla base di tale decisione sono state confermate dalla Corte d’Appello Aquilana che ha confermato l’illecita applicazione da parte della Banca di interessi ultralegali, della capitalizzazione trimestrale degli interessi (anatocismo), oltre all’illegittima applicazione delle commissioni di massimo scoperto e di tutti gli altri oneri mai validamente pattuiti tra la Banca e la Cliente come per esempio le valute.
L’appello a suo tempo prospettato dalla Banca si fondava principalmente sulla pretesa di vedersi riconosciute prescritti e, quindi, da non restituire al correntista, tutti gli interessi e gli altri illegittimi addebiti, anteriori al 1997 (dieci anni precedenti l’introduzione del giudizio). Il Rapporto di Conto Corrente era iniziato sin dal 1982.
La Corte di Appello di L’Aquila respingendo l’appello proposto dalla Banca ha, quindi, confermato in pieno la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale Civile di Teramo nel 2011 in favore dell’ex cliente correntista che, finalmente, potrà incassare l’importo indispensabile all’esercizio dell’attività.
«Gli utenti vittime di un malsano sistema Bancario i cui esiti sono ben noti, pur se ben assistiti dalla Sos Utenti», commenta Baccile, «spesso soffrono la lentezza della Giustizia per ristorarsi del maltolto come nel caso del farmacista teramano che, per fortuna, ha potuto contare su altre risorse per proseguire l’attività. Ma moltissimi altri esercizi commerciali e imprenditoriali, pur vincendo le cause, si vedono bloccati i fondi nei cassetti degli ufficiali giudiziari nell’attesa delle pronunce dei gradi superiori di Giustizia. Sarebbe utile e opportuno istituire delle corsie veloci all’interno delle Corti di Appello per i giudizi riguardanti somme già assegnate in primo grado in modo da evitare devastanti agonie imprenditoriali e pesanti cadute occupazionali».
Fonte: Prima da noi